Nomina dell’Ing. Silvano Zorzi a Socio Onorario per l’anno 1995

Nel corso dell’Assemblea Generale dei Soci, convocata a Pescara il giorno 8 giugno 1995 in occasione delle Giornate aicap’95, fu proclamato Socio Onorario per il biennio 1994-1995 l’Ing. Silvano Zorzi, per lunghi anni Consigliere e vice Presidente dell’Associazione, scomparso l’anno precedente.

In tale occasione, il Prof. Franco Levi volle così ricordare l’Amico e Collega.

 

Silvano Zorzi ha lasciato traccia della sua storia sulle centinaia di opere realizzate nel periodo febbrile della ripresa post-bellica. Un’epoca durante la quale il suo temperamento si è trovato in simbiosi con l’atmosfera di una fase irripetibile dello sviluppo dell’arte del costruire. E la sua ansia nel ricercare soluzioni innovative, atte a rispondere ad esigenze funzionali ed ambientali sempre più impegnative ha segnato indelebilmente il progresso delle forme e dei mezzi tecnici in un momento cruciale.

Egli stesso illustra lucidamente l’evoluzione del suo pensiero nel volume dedicato al trentennio 50-80 pubblicato in occasione della Mostra a lui dedicata dal Museo di Castelvecchio a Verona.

Sin dall’inizio egli è affascinato dalla “rivoluzione” consentita dall’uso del cemento armato precompresso. Ma i passi iniziali sono ancora appesantiti dal livello artigianale dei mezzi disponibili. Ciò appare chiaramente nel suo primo viadotto dell’impianto idroelettrico del Mucone realizzato con puntellazione da terra. Altrettanto laboriosa la costruzione della passerella della cementerai Italcementi di Rezzato. Ma il risultato denota già una singolare padronanza delle forme, che trova ulteriore conferma nel ponte sull’Arno dell’Autostrada del Sole. Un’opera più recente, ancora realizzata con tecniche tradizionali, è il ponte sul Tevere della Metropolitana di Roma. Ma qui l’effetto plastico, peraltro splendidamente conseguito, predomina su qualsiasi considerazione utilitaria.

Poi venne il tempo della prefabbricazione, strumento ideale per la riduzione dei tempi di costruzione. Una prima opera elementare è il ponte sul fiume Meduna. Poi, rapidamente, la tecnica progredisce. A Tarragona in Spagna, nel 1967, si varano già travi di 50 metri e, in Sicilia, a Bagheria, lo stabilimento di produzione è una vera officina meccanica.

Il passo successivo, foriero di sviluppi impensabili per l’attraversamento di valli larghe e profonde, è la tecnica della costruzione a sbalzo, combinata con l’uso dei casseri rampanti. Prima grande realizzazione il viadotto sul torrente Nervi dell’Autostrada Genova-Sestri Levante. La luce è di 100 metri, ma il tratto centrale è ancora superato con travi prefabbricate. Seguono innumerevoli applicazioni sempre più ardite, fra le quali abbiamo scelto di presentare il ponte sul Tagliamento a Pinzano per la sua eleganza e per l’originalità del bilanciamento degli sbalzi mediante ancoraggio del viadotto ai versanti. Altro esempio: il lunghissimo ponte sul Benue in Nigeria dove una travata metallica provvisoria consente il trasferimento aereo dei carrelloni.

Un ulteriore determinante progresso è costituito dall’uso di centine auto varanti che consentono, , sui viadotti di grande estensione, e per campate di media lunghezza, di utilizzare di nuovo il getto in sito, pur rispettando le esigenze di rapidità esecutiva. Le realizzazioni di Zorzi in questo campo sono impressionanti. Citiamo, fra le tante, il ponte sulla Stura dell’Autostrada Torino-Savona e il lunghissimo viadotto Fichera dell’Autostrada Palermo-Catania. In questo campo l’abilità del progettista (direi del regista) sta nel facilitare il trapasso delle pile da parte delle centine auto varanti e nell’adattamento del profilo alle condizioni geomorfologiche e ambientali. Un ulteriore sviluppo: l’uso di centine rispettivamente a struttura portante inferiore per i tratti ad ampio raggio di curvatura, a struttura portante superiore per i raccordi di svincolo. Tipico a tal riguardo il terzo ponte, lungo molti chilometri, sulla Laguna di Lagos.

Il coronamento degli sforzi per combinare fra loro le tecniche costruttive più avanzate è infine stato conseguito da Silvano Zorzi nei viadotti nei quali l’acciaio serve a superare luci che oltrepassano i limiti del cemento armato precompresso. L’esempio più brillante, forse ancora record mondiale per ponti metallici non sospesi, è costituito dal viadotto sullo Sfalassà dell’Autostrada Salerno-Reggio Calabria con luce di 376 metri.

Volendo allargare il discorso potremmo ora ritrovare la stessa filosofia evolutiva della concezione da parte di Zorzi di edifici e di grandi opere civili. Ci limiteremo a qualche esempio significativo.

-          L’uso di elementi prefabbricati particolarmente snelli per la costruzione di magazzini portuali a Lagos con luce di 46 metri e sbalzi di 12 metri

-          Il nuovo edificio delle Fonti Bonifacio VIII a Fiuggi (1969)

-          Il serbatoio pensile di Fauglis. Una delle sue ultime opere, nella quale il suo stile si ritrova, inconfondibile

Non so se qualche seguace abbia avuto l’ardire di calcolare il numero di metri lineari di ponti o metri quadrati di costruzioni varie che Zorzi è riuscito a realizzare in quarant’anni di attività esuberante. Quello che non riesco a spiegarmi è come il nostro amico, scanzonato, lbertario ed irrequieto abbia potuto articolare un lavoro frenetico con una concezione veramente anticonformista dell’esistenza. Eppure lo conoscevo dal lontano 1944 e lo ricordavo da studente nel campo universitario di Losanna quando un giorno, intenti ambedue a lavorare in una stanzetta, egli si alzava e, fatta scorrere la porta di comunicazione con una sala attigua dove regnava un baccano infernale, egli chiedeva con tono soave se il rumore dei nostri pennini disturbava l’allegra compagnia. E lo ricordo ancora negli anni 46-47 a Pollone nella villa di Colonnetti quando alternava ore ed ore di studio accanito a feste scatenate che scandalizzavano il sindaco del paese.

Eppure, senza nulla sacrificare della sua originalità, anzi proprio per averla saputa affermare, egli è riuscito a diventare un vero pioniere dell’ingegneria civile italiana ed a meritare a pieno titolo l’alto riconoscimento che l’AICAP ha voluto oggi conferirgli.

 

L’Ing. Silvano Zorzi è scomparso nel 1994.